
Nonostante io sia convinta che l’aiuto di uno psicologo possa rivelarsi uno dei migliori investimenti sulla propria salute, che chi si trova in difficoltà e non sa come uscirne possa fare, credo anche che esistano diverse circostanze in cui non sia affatto una buona idea.
Prendo spunto da una domanda che ricevo spesso - secondo te, dovrei andare in terapia? -, alla quale generalmente rispondo: dipende, per raccontarti 3 motivi per cui non dovresti chiedere aiuto a me o a qualche mio collega là fuori, per risolvere i tuoi problemi – e anche qualche spunto di riflessione che forse può tornarti utile, se ci stai pensando.
- Se non hai voglia, né nessuna intenzione di guardare dentro di te. La maggior parte delle persone che ho incontrato e incontro nel mio studio, hanno paura di molte cose. Ad esempio, che, raccontandosi a me e cercando di comprendere cosa gli succede, possano provare emozioni terribili, impossibili da tollerare e da tenere a bada; toccare ricordi dolorosi; scoprire “perché” e “come” difficili da accettare; avere la conferma di lati di sé o pezzi della propria storia già conosciuti, ma dai quali hanno sempre preso le distanze. Uno degli aspetti più arricchenti di una terapia è proprio la scoperta – che, posso dire per esperienza, in molte persone riguarda più quel che sono in grado di fare ma non lo sapevano, che tasti dolorosi e scelte complicate. Ecco perché aver paura di guardarsi dentro può rappresentare un problema nel proprio processo di cambiamento. Potrei dire che la paura è una costante di molte storie che ascolto, mentre diverso è il modo in cui le persone la affrontano, una volta iniziato un percorso di psicoterapia. Molti decidono di smettere di far finta che non esista e si affidano a me, scegliendo di farsi accompagnare e sostenere nel loro processo di scoperta. Altri no, preferiscono non guardare oltre: fanno un passo indietro e spesso abbandonano il percorso iniziato. Pertanto, se stai pensando di chiedere aiuto a uno psicologo, ti invito a riflettere su questo aspetto. E se non vuoi per nessun motivo guardare dentro di te (e quindi anche nella tua vita), ti lascio uno spunto per riflettere: in quale altro modo potresti stare meglio, se non iniziando a vedere e capire cosa provi, temi, hai vissuto, fai?
- Se ti aspetti di cambiare gli altri. Cioè, se pensi di risolvere i tuoi problemi cambiando chi ti sta intorno - le loro idee, le scelte, cosa provano, i loro comportamenti. Molte persone attribuiscono la causa del loro malessere a qualcun altro: sono sempre insoddisfatte al lavoro perché il capo non riconosce abbastanza quanto sono brave, la loro relazione di coppia è infelice perché il partner è egoista ed egocentrico, sono così stressate è perché i figli sono troppo vivaci, si sentono così sole perché gli amici non li cercano per uscire. In altre parole, spostano la responsabilità dei propri problemi al di fuori di sé e mettono il proprio benessere nelle mani degli altri e di ciò che gli altri possono fare: un capo dovrebbe più generoso, un figlio meno attivo, un partner più attento, e così via - sottovalutando cosa e quanto loro, in primis, possono fare per stare meglio, cambiare, essere più felici. Una delle esperienze più belle che le persone fanno in terapia è (ri)appropriarsi del proprio potere, che poi le porta al cambiamento di quel che vogliono. Perché si accorgono del fatto che solo mettendosi in gioco e assumendosi la responsabilità di cambiare, la loro vita può prendere la direzione desiderata. Pertanto, se stai valutando di rivolgerti a uno psicologo, chiediti quali sono le tue aspettative. E se sei fermamente convinto che la causa dei tuoi problemi sia ciò che fanno o non fanno gli altri intorno a te, lo spunto su cui ti lascio riflettere è: cosa succederà a te, se quel qualcuno che ritieni responsabile del tuo problema non cambierà mai?
- Se cerchi una ricetta magica ai tuoi problemi o qualcuno che ti dica cosa fare. Come raccontavo il mese scorso, gli psicologi non danno consigli, né dicono alle persone cosa devono fare per risolvere i propri problemi. È una visione con cui mi scontro spesso, e ne riparlo volentieri anche qui. Il punto è che non esistono problemi da manuale, a cui corrispondono soluzioni da manuale e specifiche to-do-list da seguire, semplicemente perché non esiste una persona, né una storia, uguale a una altra. Il punto focale di una psicoterapia non è il problema, ma la persona che lo vive. Come lo vive e cosa vorrebbe di diverso, invece. È la sua esperienza che mi interessa, insieme alla sua personalissima idea di soluzione a quella specifica e personalissima situazione problematica - e naturalmente a cosa è disposto a fare per renderla concreta. Insomma, andare da uno psicologo aspettandosi di ricevere una prescrizione salvifica, magari per quel problema che ti trascini da una vita, non è una idea realizzabile. E aggiungo un punto di domanda, anzi due: non sarebbe di gran lunga più bello se fossi tu a scegliere che direzione dare alla tua vita? Chiederti cosa vuoi, cosa non vuoi, scegliere come vorresti stare, mettere le mani in quello che per te è importante, capire come puoi dar forma a ciò che credi adatto a te?
Se hai voglia di condividere con me le tue riflessioni, usa i commenti a questo post: sarà bello continuare a parlarne! Se invece credi di aver bisogno del mio aiuto, contattami: valuteremo insieme l'opzione migliore per te e il tuo desiderio di cambiamento.
CONDIVIDI

Sono Liria Valenti, psicologa e psicoterapeuta.
Mi piace accompagnare le persone in percorsi di cambiamento,
aiutandole a sentirsi padrone della loro vita e a fare scelte consapevoli e felici. Del mio lavoro amo: ascoltare, (ri)costruire, emozionarmi.
Scrivi commento