Avere a che fare con il nostro mondo emotivo può essere parecchio complicato. Alcune emozioni sono spesso un intralcio in mezzo alle cose da fare, un problema a cui trovare una soluzione quando diventano motore di conflitti nelle proprie relazioni, e delle volte, si fanno così ingombranti che ci si sente in balìa di esse, come senza controllo.
È frequente, infatti, anche dentro la stanza di terapia, la ricerca di indicazioni e strategie per imparare a gestire le proprie emozioni, che però spesso, nasconde la segreta aspettativa di trovare, in realtà, la soluzione per silenziarle e non lasciarsi toccare da ciò che succede là fuori, nelle relazioni, al lavoro, negli eventi della vita.
Obiezioni a emozionarsi
Così come si tende a distinguere le emozioni in positive (piacevoli, come la gioia) e negative (più scomode e spiacevoli, come tristezza, rabbia, paura), di fatto giudicandole e avvalorando anche l’idea che le seconde siano meno accettabili e sostenibili delle prime; allo stesso modo, è diffusa la convinzione che sentire un’emozione può voler dire sentirla per sempre e che esprimerla comporterebbe perdere il controllo su di essa, e dunque su di sé.
Così, ci arrabbiamo ma ci zittiamo, siamo tristi ma ci concentriamo sulle cose belle, abbiamo paura ma ci sfidiamo.
Mettere all’angolo le proprie emozioni, e procedere come se non ci fossero, per qualcuno rappresenta una scelta sentita come naturale, un modo appreso nelle relazioni più vicine e importanti, un’opzione fatta propria che rende difficile talvolta anche solo immaginare che di fatto questo non è l’unico modo di avere a che fare con il proprio mondo emotivo.
A volte, la fatica di dar voce a quel che si prova è sostenuta dalla convinzione che le emozioni siano fatti privati, da tenere per sé. Un evidente segno di vulnerabilità e debolezza, un modo attraverso cui esporsi, chissà, anche a qualche giudizio indesiderato.
Le nostre emozioni ci riguardano
In realtà, le emozioni hanno un ruolo essenziale nella vita di noi persone e in quel che ci capita. Ci sono sempre, anche quando non le sentiamo. Ci riguardano, anche quando non vorremmo. Si fanno strada, anche quando ci sforziamo di tenerle a bada.
Pertanto, esercitare un duro controllo su di esse, o ambire a farlo, non contribuisce a toglierle di mezzo e procedere serenamente. Al contrario: le emozioni inespresse, a cui sono state tolte voce e spazio, sono le più prepotenti e continuano a farsi vive come possono.
Parlano attraverso il corpo, sotto forma di disagio o dolore fisico. Si accomodano nella pancia. Affollano i pensieri. Si trasformano in sintomi psicologici. Prosciugano tutta l’energia impiegata per tenerle a bada.
Pezzi indispensabili di noi
Quello che sentiamo fa parte di noi, parla di come stiamo e spesso anche di come vorremmo stare, ci sussurra cosa ci manca e anche cosa ci serve. Così, quando sbattiamo fuori casa un nostro vissuto, di fatto stiamo mettendo alla porta un pezzo fondamentale di noi. Lasciandoci incompleti, vestiti a metà, senza parole per raccontarci e strumenti per comprendere di cosa avremmo bisogno, per stare meglio o, semplicemente, per stare oggi.
Sarà per questo che la gestione del proprio mondo emotivo può risultare così poco efficace quando ci si affida alle lezioni di qualcun altro. La cura delle nostre emozioni passa dall’ascolto, ché quelle di sicuro stanno lì a bussare per qualche valido motivo.
[Ho scritto questo post nel 2016 e l’ho rivisto, aggiornato e arricchito sette anni dopo]
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