Sono giorni che sento parlare di vita dopo la quarantena: ascolto dubbi e aspettative, accolgo timori e preoccupazioni, sostengo nuove consapevolezze che si sono fatte strada, spesso con fatica, durante questo delicato periodo.
Cosa ci aspetta, fuori dalle nostre case tanto rassicuranti quanto asfissianti? Riprenderemo la nostra vita, laddove l’abbiamo sospesa? Quanti e quali cambiamenti dovremo affrontare, e come faremo?
Scrivo questo post per dare spazio ai vissuti e alle domande che ho incontrato più spesso negli ultimi giorni e offrire qualche spunto di riflessione che spero possa esserti di aiuto se anche tu, come tante persone, ti senti confuso, preoccupato, affaticato al pensiero del rientro alla cosiddetta “normalità”.
Adattarsi per (soprav)vivere
Durante la quarantena, un po’ alla volta, ci siamo tutti adattati alle richieste del nuovo contesto in cui ci siamo ritrovati catapultati e obbligati a stare.
Così, da un punto di vista pratico, sicuramente anche tu hai riorganizzato le tue giornate, le routine familiari, gli spazi in casa; hai ridotto i movimenti al minimo, abbandonato attività consuete, che amavi o che non ti piacevano, sperimentato cose nuove. E da un punto di vista emotivo, hai gestito emozioni scomode, pensieri ingombranti, la solitudine, il senso di invasione, lo stress.
In qualche modo, hai trovato un equilibrio, probabilmente non il più appagante e comodo possibile, ma di sicuro utile a sopravvivere nel marasma di incertezze e cambiamenti. Un equilibrio da stravolgere ancora e chissà quante altre volte, per riadattarsi – ancora – a quella che molti chiamano “una nuova normalità”. Ossia, una vita diversa da quella conosciuta e sentita propria fino a qualche settimana fa.
Adattarsi e riadattarsi richiede energia e fatica: è comprensibile, dunque, sentirsi preoccupati o svogliati al pensiero di non sapere, di fatto, quali cambiamenti dovrai concretamente gestire e per quanto tempo, e che impatto avranno quei cambiamenti su di te, i tuoi affetti, il lavoro, la tua vita – non trovi? Insomma, tanti aspetti saranno diversi, ma anche tu probabilmente lo sei (almeno un po’) e, insieme a questo, hai ancora le tue consapevolezze e risorse che ti aiuteranno a (ri)adattarti nel miglior modo possibile.
Tieni presente la possibilità di riuscirci, così come hai fatto fino ad oggi – e chissà quante altre volte in passato, anche se non durante una pandemia mondiale.
Il bello della quarantena e la paura di perderlo
Il timore e insieme il dispiacere di uscire dalla quarantena, è uno dei possibili effetti del naturale adattamento alla stessa. Per molte persone, la propria casa è stata un posto sicuro in cui scoprirsi, ritrovarsi, (ri)fiorire. In cui, inizialmente obbligate a rallentare o fermarsi, hanno gradualmente assaporato un ritmo insolito, più lento e rispettoso dei propri bisogni, che ha consentito loro di guardarsi attorno con occhi diversi; e un tempo finalmente spendibile per concretizzare desideri, per stare di più e meglio con le persone amate, per recuperare passioni e interessi abbandonati perché il tempo – si sa – non basta mai, per prendere le distanze dagli obblighi delle formalità sociali e potersi immergersi nel silenzio rigenerante della solitudine.
In sostanza, la quarantena è stata l’occasione in cui ci si è potuti spogliare di doveri e pesi senza però assumersi direttamente la responsabilità di farlo. E alleggeriti da questa responsabilità, in tanti si sono concessi scelte solitamente percepite come improbabili, che sono poi diventate invece la base di nuove e più appaganti routine.
Vero: conciliare queste nuove scelte con la “vecchia” vita potrebbe rappresentare un problema. Ecco perché, se ti ritrovi nelle mie parole, ti invito a chiederti: come ho contribuito attivamente a sentirmi più appagato, rilassato, confortato, energico, rispettoso di me? Quali scelte mi sono autorizzato a fare? A quali mie risorse e consapevolezze posso fare appello per continuare a sostenerle? E quale responsabilità sono disposto ad assumermi nei miei confronti per non perdere quanto guadagnato?
Sicuramente, sarà necessario individuare dei compromessi, ricostruire equilibri, scegliere ancora. Ma il fatto che possa esserci un divario tra la vita “di prima” e quella in quarantena, non implica necessariamente la rinuncia in toto dell’una o dell’altra: io dico che vale la pena concedersi qualche possibilità.
Sentirsi stretti nella vita “di prima”
Accorgersi di quanto sia cambiato in meglio il proprio vivere quotidiano, le relazioni, persino il rapporto con sé stessi, al punto da sentirsi tanto comodi in quarantena e spaventati all’idea di tornare alla vita “di prima”, può risvegliare il desiderio e anche l’intento di rivoluzionare la propria vita. Una scelta che, in molti casi, può scontrarsi con la difficoltà (e la frustrazione) di renderla concreta.
In realtà, se è questa l’esperienza che stai vivendo, hai una grande opportunità, anche se forse la vivi come una sorta di fregatura. Comprensibile, perché prendere consapevolezza di cosa non quadra nella propria vita può essere scioccante, specialmente nella misura in cui ci si dice che quel desiderio sia impossibile da realizzare: gli altri non approveranno o rimarranno feriti, bisognerà faticare e rimboccarsi le maniche, e se poi si rivela un disastro.
Sicuramente, sentire il desiderio di cambiare ti aiuta a capire che direzione dare alla tua vita, ma credo ti sia utile tener presente che ogni cambiamento sostenuto dalla consapevolezza richiede tempo, energia, responsabilità, anche allenamento il più delle volte; insomma, difficilmente è immediato, a meno che non sia frutto di un impulso o di un’imposizione esterna e dunque tutt’altro che scelto consapevolmente.
Il mio invito è: scegli da cosa o dove iniziare. Fai una valutazione realistica di tempi e modi. Abbi fiducia e pazienza. Chiedi aiuto a qualcuno di cui ti fidi se da solo è tanto difficile. E mentre procedi, tieni sempre presenti le consapevolezze messe a fuoco in queste lunghe settimane. Insomma, fai in modo da non perderti di vista, di nuovo.
Emozioni esplose in quarantena
Durante la quarantena, molte persone si sono ritrovate in preda ad ansia, panico, senso di vuoto, umore basso. In alcuni casi, emozioni già note, ma divenute più intense, frequenti o pressanti; in altri, esplose all’improvviso, quasi in modo inspiegabile.
In entrambe le condizioni, in realtà, lo stress generato dalla pandemia e dalle difficoltà della quarantena, potrebbe aver giocato un ruolo centrale: in un caso, amplificando sintomi che in condizioni normali sono tutto sommato gestibili e interferiscono poco con le relazioni e attività quotidiane, e nell’altro, risvegliando sintomi attutiti dalla frenesia della vita quotidiana, dal rumore della folla di persone da cui si è soliti circondarsi, dalla possibilità di controllare aspetti della propria vita non più prevedibili.
Cercare di silenziare questi stati emotivi, nel tentativo di ripristinare quell’equilibrio a cui si era abituati, può essere un’impresa ardua, e potrebbe rivelarsi anche la scelta meno rispettosa di sé. Del resto, i sintomi altro non sono che segnali di un malessere, che, come tale, merita attenzione e cura.
Se è quel che è successo a te, durante questa quarantena, il primo passo che puoi fare per trovare un nuovo equilibrio in cui accomodarti è prendere atto dei tuoi vissuti, anche se dolorosi o spiacevoli, invece di far di tutto per ignorarli (o sottovalutarli). Chiedendo aiuto, se occorre, perché non è necessario far tutto da soli; in ogni caso, dandoti la possibilità di capire il loro significato, e dunque di cosa hai bisogno per stare meglio – di prima, prevedo.
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