Quello con il controllo può essere un rapporto complicato. Specialmente quando ci si accorge o viene fatto notare dagli altri che se ne agisce troppo, cioè si controlla più di quanto serva o anche quando non serve affatto. Non senza conseguenze poi: su di sé, sulle altre persone, sull’ambiente intorno in generale.
Come molti nostri modi, anche la misura del nostro controllo può dirci tanto di noi: perché si controlla più del necessario? Quale bisogno si cerca di soddisfare attivandolo?
Una strategia per tenere a bada la paura
Le strategie di controllo si accendono quando si avverte un pericolo di qualche tipo e dunque in presenza di uno stato di allarme, per paura.
In termini analitico transazionali, nel nostro mondo interno è la nostra parte bambina che si spaventa a inviare il segnale al nostro genitore introiettato, che si occuperà di tenere a bada la paura alzando il livello di controllo – che poi si tradurrà in qualche azione coerente: bloccare le lacrime per paura di apparire vulnerabili, telefonare a una persona cara più volte in poco tempo per verificare che stia bene, rivedere un lavoro molte volte per avere la certezza che sia privo di errori – solo per fare qualche esempio.
Nelle storie di molte persone, questo modo di esercitare il controllo ha rappresentato l’unico modo di rassicurarsi e tenersi tranquille, fino a divenire una strategia privilegiata, un vero e proprio modo di funzionare. Una strategia che per tanto tempo è stata la tana in cui trovare conforto, e che in molti percorsi di vita a un certo punto diventa la gabbia da cui fuggire.
Costruire un nuovo modo di rassicurarsi
Può capitare di desiderare, allora, di spegnere il controllo: ma se lo facessimo, come potremmo attraversare la strada senza essere investite, fermarci a riposare quando ci sentiamo stanche, ricordarci di pagare le bollette, avere la possibilità di curarci di quel che capita, dentro e intorno a noi?
Forse è una terza strada quella da cercare, una strada che tenga conto che c’è qualche parte impaurita da sostenere e accompagnare, che a suo modo sta ancora cercando una via d’uscita.
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