Può capitare a noi persone, di giudicarci per i sentimenti che proviamo, specialmente quando questi non sono come riteniamo dovrebbero essere. Di sentirsi così arrabbiate con qualcuno da credere di odiarlo, eppure nascondere di esserlo, anche a sé stesse, un po’ per vergogna e un po’ perché quel sentire così furioso non rientra nel corredo emotivo coerente con il proprio mostrarsi persona – a modo, gentile, comprensiva. Lo stesso capita anche quando è il dolore a far visita, e a cercare di prendersi tutto lo spazio: ci si può sentire disperate eppure fingere che vada tutto bene, come se quella fosse la soluzione a stare bene sul serio.
Emozioni negate
Nonostante quel che molti messaggi motivazionali tentano di farci credere, non possiamo scegliere come sentirci. Potremmo fingere di non sentirci a pezzi e comportarci come se non lo fossimo, certo, ma questo non cambierà la sostanza: continueremo a sentirci a pezzi, con un sintomo o con un altro – e con grande probabilità anche per un tempo più lungo rispetto a quello che sarebbe se a quel dolore fosse concesso lo spazio che gli serve, uno spazio di ascolto sincero e fluida elaborazione.
Le emozioni hanno questa potenza che a volte a noi persone fa paura, quando stridono con l’immagine che abbiamo costruito di noi mentre tessevamo la nostra storia, o con le aspettative reali o immaginate di chi ci è stato e di chi popola ancora il nostro mondo. Ma il fatto è che quelle non mentono mai, e imperterrite si (ri)fanno vive finché non trovano ascolto. Finché non le guardiamo con onestà, ci passiamo attraverso, cerchiamo di capirci qualcosa e poi ne veniamo fuori, più consapevoli e solide.
Prendere atto delle proprie emozioni
In fondo, quella con le nostre emozioni non è una gara né tanto meno una guerra, non abbiamo da dominarle per non essere dominate da esse. Ecco, questo sì che possiamo sceglierlo. Possiamo scegliere di prendere atto del nostro sentire invece di combatterlo, guardare più pacificamente che ci riesce anche quelle che crediamo le parti meno amabili di noi invece di negarle o disprezzarle, accoglierci nella nostra complessità, che è fatta di molti aspetti, anche di ombre e buchi neri, non solo di luci.
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