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Concediti il diritto di arrabbiarti

Rabbia: una sola emozione e tanti modi di viverla, o di non viverla, a seconda dei casi. Ecco, questo post è per chi sente suo il secondo tipo di esperienza, cioè: ok, la rabbia esiste, ma non fa per me!

Per chi, in pratica, la sente, più o meno confusamente, ma la mette da parte. Per chi si descrive come una persona che non si arrabbia mai o a cui non piace arrabbiarsi. Per chi crede che la rabbia sia un fatto privato, una brutta emozione che non va mostrata né esplicitata – e che se non ci fosse sarebbe anche meglio!

Se ti ritrovi in queste parole, stai procedendo nella tua vita facendo di tutto per tagliare fuori una emozione fondamentale per la tua felicità, faticando anche parecchio. So che può essere difficile da credere, ma la rabbia non è necessariamente distruzione.

 

Anzi, è utile, e anche molto: oggi ti racconto come. 

Lo faccio regalandoti qualche spunto su ciò che perdi mentre sei impegnato ad allontanare la rabbia dal tuo repertorio emotivo e su quello che puoi guadagnare, invece, se decidi di ascoltarla.

Il messaggio della rabbia: il bisogno di rispetto

Per cominciare, perdi il diritto di ascoltare una parte importante di te. La rabbia, come tutte le altre emozioni che proviamo naturalmente, ha una funzione psicologica: in pratica, ci arrabbiamo istintivamente dinanzi a uno stimolo ben preciso che corrisponde a un torto, una ingiustizia, un sopruso. Se mentre stai camminando qualcuno ti fa volutamente lo sgambetto facendoti cadere, è naturale che tu ti arrabbi.

Potresti arrabbiarti anche per ingiustizie che non ti vengono inflitte volutamente ma che tu percepisci come tali: il tuo capo che dà riconoscimenti a un collega meno meritevole di te, il tuo partner che dedica molto tempo a sé stesso e poco alla vostra relazione, tuo figlio che, puntualmente, si sveglia nel cuore della notte interrompendo il sonno di tutta la famiglia.  

 

In poche parole, la rabbia serve ad accorgerti che il tuo bisogno di rispetto è stato violato; che in pratica significa che quando non ti senti rispettato (per quello che sei, nei tuoi spazi o nei tuoi tempi, nelle tue relazioni o in ciò che fai, e così via), ti arrabbi, perché è naturale che sia così.

 

E vengo a ciò che puoi guadagnare. Ascoltare la tua rabbia è il primo passo per dare significato a una emozione, che, per quanto spiacevole o socialmente difficile da accettare, porta con sé un messaggio: ti sta avvisando che il tuo bisogno di rispettarti e sentirti rispettato è insoddisfatto (e dunque anche tu lo sei).

Il secondo passo è gestirla, ossia decidere se e come esprimerla.

Riconsiderare il ruolo della rabbia nella propria vita

Tutto molto bello e utile, dirai tu, ma difficile da mettere in pratica. Vero, specialmente se sei un esperto del prendi-la-rabbia-e-mettila-da-parte, e dunque hai alle spalle anni e anni di duro allenamento in questa impresa.

Ma ti lascio uno spunto di riflessione da cui puoi partire, se vuoi iniziare a prendere in considerazione la rabbia che senti, così da poter anche “sfruttare” la sua funzione per orientarti nelle scelte della tua vita:

  • Cosa pensi di una persona che si arrabbia?
  • E cosa temi possa succedere a te se ti arrabbi o gli altri ti percepiscono arrabbiato?

Rispondere a queste domande può esserti di aiuto per individuare la tua obiezione alla possibilità di arrabbiarti e, quindi, anche il modo in cui ti neghi il diritto di sentire e vivere una emozione preziosa, seppur spesso e per molti difficile da gestire. 

Hai già qualche idea? Condividila con qualcuno di cui ti fidi!

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Sono Liria Valenti, psicologa e psicoterapeuta.

 

Mi piace accompagnare le persone in percorsi di cambiamento,

aiutandole a sentirsi padrone della loro vita e a fare scelte consapevoli e felici. Del mio lavoro amo: ascoltare, (ri)costruire, emozionarmi.